Saul Arpino ritorna…


Avete visto quella faccia della foto in vetrina… chi è quello, sono forse io?
Potrei dire di sì ed anche di no…. Sono io per le convenzioni del mondo, non sono io perché l’io non può essere fissato ad un’immagine momentanea e mutevole.
Quell’io che vedete è un attore che recita in una commedia, in un certo senso non ha nome né forma precisa, come tutti gli attori che possono interpretare vari ruoli.
Ma il mio vero “io” non si manifesta solo nei ruoli ma nella sceneggiatura, nei costumi, nelle parti comprimarie, nella musica, nella regia, nelle luci, negli spettatori… eccetera…


Volendo però dargli un nome chiamerò quell’io Saul Arpino. Un nome inventato? Forse sì e forse no.. il nome potrebbe esistere od avrebbe potuto esistere… mio nonno –ad esempio- avrebbe potuto chiamarsi così… poi per motivi banali, di sopravvivenza bruta, prese a chiamarsi Paolo D’Arpini… ed io voglio seguire il suo esempio -ma al contrario- cambio nome e divento Saul Arpino, perlomeno su questo blog.


A proposito di blog… sentivo il desiderio di crearmi un piccolo palcoscenico sul quale recitare alcune parti che non mi sono consentite in altri spazi. Da questo luogo, che forse mi riporta indietro nel tempo, un ritorno ai dinosauri del passato remoto oppure verso un avanti sconosciuto, non so, mi prenderò la libertà di raccontare e mostrare agli accorti lettori alcune segrete immagini dell’essere… di quel che io sono o non sono, descrivibile o indescrivibile…..


Vostro affezionato, Saul Arpino.

martedì 18 dicembre 2012

Lettera politica al Giornaletto di Saul tra grillismo ed essoterismo




Collage di Vincenzo Toccaceli

Caro Paolo/Saul, anch’io avevo notato una certa “superficialità” in alcuni interventi su Grillo comparsi sul “Giornaletto di Saul”. Scandalizzarsi perché un movimento nasce e cresce supportato dal carisma di una persona significa aver ormai chiuso gli occhi alla realtà umana che è irrimediabilmente gerarchica. Tentare di portare sul piano contingente il principio metafisico dell’identità essenziale di tutti gli esseri significa cadere in quella che gli antichi indiani chiamavano “anadhikari vedanta”, “la metafisica degli stolti”.

Che la democrazia sia un’impossibilità bella e buona o una forma di violenza dietro la quale si cela in ogni caso il governo di pochi l’avevano già capito alcuni ateniesi un po’ più intelligenti degli altri; nel IV sec. a.C., infatti, comparve lo scritto “Athenaion Politeia” in cui si stigmatizza, con argomenti straordinariamente attuali, la democrazia vista alla stregua di un sistema che sancisce il governo dei peggiori o di un’astrazione atta a legittimare l’uso sistematico della menzogna: che novantasette persone contro tre asseriscano l’inesistenza di un albero dietro un muro non altera minimamente la verità dell’esistenza dell’albero.

Perciò, almeno per quanto mi riguarda, ben vengano il carisma o l’autorevolezza, purché basate su autentiche qualità. Persino Don Juan, il celebre maestro Yaqui di cui parla Castaneda nelle sue opere, asserisce: «La realizzazione di qualsiasi meta si fonda sul potere personale» (citaz. a memoria); come a dire che quanto risulta impossibile ad uno, risulterà possibile ad un altro.

In proposito non valgono regole rigide e nulla va dato per scontato. Del resto, un uomo o una donna a cui venga sottratta la possibilità di esercitare qualsiasi forma di autorità o di responsabilità, si riduce a mero fantasma. Ogni uomo, ogni donna “normali” potrebbero e dovrebbero essere come re o regine nel loro ambito di competenza. Il celebre scrittore inglese D. H. Lawrence diceva che anche dal più umile pastore della Sardegna traspariva una dignità superiore a quella dei duchi di Windsor. Oggi, invece, il moltiplicarsi di decreti, leggi e leggine insensate rimpicciolisce viepiù la statura spirituale dell’uomo, trasformandolo in uno schiavo che deve chiedere il permesso per ogni cosa. Naturalmente tale castrazione viene perpetrata in nome della “democrazia”, della “civiltà”, del “progresso”, dei “diritti”, dell’”uguaglianza” e ciò basta ad indurre i lobotomizzati dall’aggressione massiccia dei media e della tecnologia ad accettare la schiavitù, scambiandola per un “bene”.

Un esempio paradigmatico ci viene dalle leggi del ministro Brambilla sull’obbligo di soccorrere gli animali investiti (circa la loro assurdità, condivido in toto le tue acute osservazioni). E’ forse qui il caso di notare, tra parentesi, come simili sproloqui riflettano certe idee pseudo-spirituali, oggi assai in auge, sostituitesi alla religiosità tradizionale ormai quasi del tutto degenerata (che malgrado certe pecche, anche gravi, svolgeva il compito di orientare essotericamente le moltitudini), secondo le quali l’anthropos va ridotto esclusivamente ad animale, negando in esso la “persona”, ovvero il soggetto della coscienza, capace di scegliere e di assumersi responsabilità. Dico “pseudo-spirituali”, perché esse pretendono di additare la soluzione della separatezza (avidya, l’ignoranza principiale) nell’omologazione all’informe e non nell’identità col Sovraformale. E’ ovvio che anche l’uomo partecipa della natura animale, ma in lui, come tutte le tradizioni sapienziali hanno sempre sottolineato, è pure presente una certa facoltà di scegliere che si traduce nella possibilità di emanciparsi – per mezzo della Conoscenza-Amore – dal giogo della Necessità e del divenire.

Un adagio degli anni Sessanta recitava: “L’obbligo di produrre aliena la facoltà di creare”; potremmo parafrasarlo nel modo che segue: “L’obbligo di essere buoni e onesti genera schiavi o mostri”. Basta prendere nota delle frequenti stragi che avvengono in USA, Paese considerato araldo della democrazia e del “bene”. Tutt’altra natura ebbero le stragi che purtroppo devastarono l’Italia non molti anni orsono; esse furono volute dal “Principe” di machiavelliana memoria al fine di dominare meglio un popolo terrorizzato e distratto da esche illusorie quali i conflitti tra “destra” e “sinistra”.

A mio avviso, dunque, invece di imporre, bisognerebbe educare. Per educare ci vorrebbero tuttavia degli educatori, ovverossia delle persone in cui si realizzasse la capacità di ammaestrare se stessi secondo i dettami del Logos, l’intelligenza universale (includente e il personale e il sovrapersonale) che promana dal Centro del Cuore. Questo è il dramma dell’Era Oscura di cui stiamo vivendo gli ultimi nefasti sussulti: i pochi saggi rimasti vivono appartati o, se si espongono, vengono ignorati o spesso addirittura perseguitati, mentre i vanitosi, gli egoisti, i pavidi prosperano e ricevono premi “prestigiosi”.

Tornando all’ultima terribile strage americana, a cui è immediatamente seguita la morte di dieci bambine afghane a causa dell’esplosione di una mina anti-uomo, desidero partecipare a te ed ai lettori del Giornaletto un bel messaggio di Rolando Martins indirizzato a “La Voce della Russia”: «L'intera America piange per i bambini uccisi a Newtown da uno squilibrato. Vi sono lunghe file di macchine con gente che porta fiori e accende lumini per loro. Commovente! E particolarmente... commoventi sono state le lacrime di Obama. Ma dove sono i fiori e i lumini per tutti i bambini che i soldati Americani hanno ammazzato in Afghanistan durante le loro irruzioni notturne nelle case, e per tutti quelli che Obama ha ammazzato da lontano con i suoi droni?
Anche quelli erano bambini belli, buoni, e innocenti, anche quelli avevano dei genitori, anche quelli sorridono nelle loro fotografie... ma per loro Obama non ha mai versato una lacrima. Questo è ciò che nel mondo tanta gente dice, e che i lettori della "Voce della Russia" si aspettavano di leggere!».

Ai bambini dell’Afghanistan si potrebbero aggiungere quelli, numerosissimi, dei Paesi che, dalla fine dell’ultima guerra mondiale ad oggi, sono stati devastati dalla politica neocoloniale di marca occidentale. E non solo occidentale, ovviamente. Quale distesa sconfinata di vittime trucidate dalla stupidità di uomini che osano definirsi “sapiens”!

E dire che tutto parte da dentro, dal conflitto apparentemente insanabile che si svolge nel nostro intimo. Riappacificarsi interiormente, voler essere quello che si E’ realmente e non quello che non si è, ma che ci viene proposto dall’ennesimo pregiudizio-modello esterno o interno, abbracciare la totalità di se stessi ed offrirla al Sole che nulla rifiuta. Ecco, questo è il segreto di Pulcinella. Sta sotto il naso di tutti, lo si conosce da sempre, ma pochi vi prestano cura.

Colgo l’occasione dell’imminente Solstizio – che segna il passaggio dalla Via degli Antenati alla Via degli Dei per porgere a te ed ai lettori del Giornaletto sentiti auguri di Risveglio e di Pace,

Subramanyam

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